Piazza dei Cavalieri
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Piazza dei Cavalieri
Piazza dei Cavalieri fu l'antico "forum" della città, dove le due strade principali, il "cardo e il "decumanus", si intersecavano. Quando Pisa era una libera Repubblica, la Piazza si chiamava "delle sette vie" perchè sette erano le vie che vi confluivano. In questa piazza piena di silenzio e di ricordi storici, nel 1406 il fiorentino Pier Capponi annunciò ai rappresentanti del popolo, la fine della libertà della gloriosa repubblica pisana. Cosimo I de'Medici fondò l'ordine Sacro e Militare di Santo Stefano nel 1561, e pensò, nel contempo, di creare sulla piazza tutti quegli edifici necessari ad ospitare l'Ordine. Nella piazza delle sette vie esistevano molti edifici medievali : edifici cadenti che non potevano essere recuperati in alcun modo. Questa è la ragione principale per cui la piazza fu completamente trasformata. Davanti al palazzo della Carovana, sorge la statua di Cosimo I de'Medici, scolpita nel 1596 dallo scultore fiorentino Francavilla, su disegno eseguito dal Giambologna.
La Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri
La chiesa dei Cavalieri fu costruita nello stesso luogo dove in altri tempi sorgeva una più antica chiesa detta di San Sebastiano delle Fabbriche Maggiori. Giorgio Vasari dette inizio alla costruzione del nuovo edificio nell'anno 1565; essa fu consacrata nell'anno 1569 anche se la facciata non era ancora completata. Questa fu costruita tra il 1594 ed il 1606 e risultò un lavoro pieno di eleganza nel contrasto dei marmi diversi delle colonne, dei pilastri e delle decorazioni. Si attribuì la facciata a Bernardo Buontalenti, ma l'attribuzione non corrisponde a verità. È vero invece che Don Giovanni dei Medici fu l'unico artefice della costruzione. I Granduchi Cosimo I e Ferdinando I sono ricordati in un'iscrizione al vertice della facciata quali fondatori dell'ordine cavalieresco di Santo Stefano e della bellissima chiesa rinascimentale. Le due navate laterali non erano incluse nel primitivo disegno del Vasari. Furono aggiunte nel 1682 dall'architetto Pier Francesco Silvani, mentre l'elegante campanile della chiesa fu costruito, sempre su disegno del Vasari, tra il 1570 e il 1572. L'interno della chiesa è ricco di opere degne della più grande attenzione. Innanzitutto si notano le due acquasantiere, opera di Carlo Fancelli, che le eseguì su disegno del Vasari. Anche il pulpito, addossato alla parete, fu eseguito dal Fancelli nel 1627, ma per la Cattedrale. La Cattedrale donò quest'opera notevole alla Chiesa dei Cavalieri nel 1929-30. A destra e a sinistra della porta di ingresso, due notevolissimi frammenti di scultura in legno, tratti da un'antica galea dell'Ordine, e sopra ad essi bandiere prese ai turchi, nonché ai pirati, dai valorosi Cavalieri di Santo Stefano. Al centro della parete di destra si può notare ancora un altro frammento, di grandi dimensioni, riproducente armature, bandiere e schiavi. È forse opera dell'ottimo intagliatore in legno pisano, Santino. Agli estremi della navata centrale vi sono due tele eseguite a tempera rappresentanti alcuni fatti della vita di Santo Stefano patrono dell'ordine omonimo. Altra tela da ammirare è sulla porta centrale del tempio; tutte queste opere sono attribuite a Giorgio Vasari, ristrutturatore della piazza e, quindi, della Pisa rinascimentale. Notevolissimo è il soffitto fatto con legni pregiati, al centro del quale vi sono numerose pitture tutte inerenti alle gesta dell'Ordine Cavalieresco di Pisa. L'altare maggiore fu fatto costruire da Cosimo III dei Medici. Il Granduca Cosimo dovette attendere ben nove anni prima di vedere terminato l'imponente opera e inoltre dovette affrontare la non indifferente spesa di quasi 20.000 scudi per poterla completare. L'altare, costruito in porfido orientale, fu progettato nell'anno 1682 da Pier Francesco Silvani. Giovan Battista Foggini attuò il disegno del Silvani nel 1700 apportandovi delle modifiche. L'urna dell'altare contiene i resti mortali di Santo Stefano, martire della fede cristiana e Papa, che furono ritrovati nel Cimitero di San Callisto a Roma. Tali resti furono portati a Trani, nella lontana Puglia nel secolo XII, ma, in seguito alle insistenze del Granduca di Toscana, furono trasferiti a Pisa nell'anno 1682. A fianco dell'altare maggiore, in alto, vi sono due organi. Il primo a sinistra è opera creata dal celebre senese Azzolino della Ciaja secondo gli schemi degli organi di Marsiglia, Trento e Amburgo. L'organo fu donato dal della Ciaja all'ultimo Granduca mediceo, Gian Castone, nell'anno 1734 e fu inaugurato in occasione dei suoi funerali il 28 novembre 1737. Dopo la soppressione dell'Ordine di Santo Stefano, voluta da Napoleone, l'organo subì varie alterazioni e soltanto nel 1914-15 fu restaurato con l'aggiunta di voci antiche di altri numerosi e celebri organi. La creazione magnifica di Azzolino Della Ciaja è ritenuta un vero capolavoro ed ancora oggi l'organo della chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano di Pisa è considerato uno dei migliori in Italia e forsein Europa.
Il Palazzo della Carovana
Uscendo dalla chiesa, sulla destra, vi è il Palazzo della Carovana o Palazzo degli Anziani del popolo, rimodernato durante il XVI secolo da Giorgio Vasari per conto dei Cavalieri di Santo Stefano. Essi facevano il corso di istruzione in questo elegante edificio che fu chiamato della Carovana (parola derivante dal persiano che significa viaggio, o navigazione, in compagnia). Anche i graffiti della facciata furono disegnati da Giorgio Vasari per essere eseguiti successivamente dai suoi allievi. Tali graffiti andarono quasi irrimediabilmente perduti attraverso i secoli, per questa ragione tra il 1902 e il 1907 furono completamente restaurati. La parte superiore della facciata è adornata da sei busti dei Granduchi medicei Cosimo I, Ferdinando I, Francesco I, Cosimo II, Ferdinando II e Cosimo III. Nella piazza si notano ancora altri palazzitra i quali quello dell'« Orologio », costruito nel 1607 sempre per conto dell'Ordine di Santo Stefano, ed è in questa area che si suppone una preesistente costruzione medievale, la cosiddetta Torre dei Gualandi, acquistata dal Comune pisano, e quindi dalla Repubblica, per potervo mantenere le aquile, quale simbolo vivente della Repubblica pisana. Dopo la battaglia della Meloria, il conte Ugolino della Gherardesca, considerato il maggior responsabile della catastrofe, vi fu rinchiuso nel 1288 coi propri figli e nipoti. E in quella torre maledetta, tutti morirono di fame. Durante il XVII secolo questo sinistro edificio fu inglobato in altre costruzioni. La piazza dei Cavalieri è e rimane una delle più belle e armoniose piazze d'Italia, dove tutto è pensato e realizzato all'insegna dell'equilibrio e dell'eleganza.
Palazzo dell'Orologio
La Torre della Muda era un'antica torre di Pisa, dove furono imprigionati il conte Ugolino della Gherardesca e i di lui figli e nipoti perché morissero di fame, come narrato da Dante nel XXXIII canto dell'Inferno. Il nome della Muda deriva dal fatto che in precedenza vi venivano rinchiuse le aquile allevate dal comune di Pisa durante il periodo della muta delle penne. Dopo i drammatici fatti di Ugolino (ben noti all'epoca anche prima che venissero citati da Dante Alighieri, essendo il Conte della Gherardesca un personaggio conosciuto e di grande peso politico) venne soprannominata Torre della Fame. È riconoscibile sulla parte sinistra dell'edificio dove è anche presente una lapide che ne ricorda il triste episodio che l'ha resa famosa: si vede ancora il contorno di pietra della torre a sinistra dell'arco centrale. La parte destra dell'edificio invece era il Palazzo del Capitano del popolo. Nella torre dopo il 1919 venne aperta la quadrifora in stile neogotico. Anche da dentro l'arco si possono vedere dei resti di una parete dell'antica torre. Attualmente ospita la biblioteca della Scuola Normale Superiore.